L‘introduzione dell’Emission Trading System (ETS), noto anche come “eurotassa”, sta ponendo il settore marittimo di fronte a una sfida significativa. Questo sistema, originariamente concepito per ridurre le emissioni di CO2 nei settori dell’energia e dell’industria, si sta ora estendendo al trasporto marittimo, imponendo limiti rigidi alle emissioni delle navi con l’obiettivo ambizioso di ridurle del 43% entro il 2030. Nonostante prometta un futuro più sostenibile, l’implementazione dell’ETS solleva incertezze e turbolenze sia per i porti che per gli armatori.

I porti europei, inclusi quelli italiani, rischiano di subire penalizzazioni che potrebbero mettere a repentaglio l’intero sistema commerciale nazionale. L’inclusione nel sistema ETS potrebbe spingere le navi verso porti con meno restrizioni, compromettendo i servizi marittimi degli scali italiani. Porti come Tanger Med e Port Said potrebbero beneficiare diventando alternative più convenienti per le rotte marittime.

Gli armatori sono ora alle prese con la decisione di rimanere fedeli ai porti europei, affrontando tasse più elevate, o di dirigere le loro rotte verso porti extra-UE con regolamenti meno rigidi e costi inferiori. Tuttavia, questa scelta potrebbe comportare un aumento del trasporto su strada e un impatto ambientale negativo, vanificando i benefici dei trasporti intermodali.

Il viceministro italiano alle Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, ha reso noto che a Bruxelles si è tenuta una riunione con rappresentanti di diversi Stati membri al fine di affrontare l’impatto dell’estensione della direttiva ETS al settore marittimo. Questa riunione è stata cruciale per consolidare le posizioni degli Stati membri e mantenere alta l’attenzione della Commissione UE sul dossier ETS per il settore marittimo.

Si è trattato di un incontro utile per definire i prossimi passi, con l’obiettivo comune di evitare di indebolire la capacità marittima dell’UE, soprattutto in un momento di crisi geopolitica che mette a rischio le linee logistiche europee. La riduzione della competitività dei porti di transhipment dell’UE, senza alcun impatto positivo sulla riduzione delle emissioni, potrebbe solamente deviare il traffico verso porti extra-UE, con conseguenze negative quali una maggiore dipendenza da rotte meno sicure e l’aumento dei costi di trasporto.

La collaborazione tra gli Stati membri è cruciale per affrontare questa sfida in modo efficace e trovare soluzioni che garantiscano la sostenibilità ambientale senza compromettere la competitività del settore marittimo europeo. È essenziale che la Commissione UE tenga conto delle esigenze e delle preoccupazioni degli Stati membri durante il processo decisionale per garantire un approccio equilibrato e efficace alla riduzione delle emissioni nel settore marittimo.

Un punto di grande interesse è il potenziamento dello Sportello Unico Doganale e dei Controlli (SU.DO.CO.), con l’obiettivo di digitalizzare completamente i processi di importazione ed esportazione delle merci, ottimizzando le attività connesse ai controlli e agevolando il coordinamento tra le varie autorità coinvolte.

Infine, la riforma include anche modifiche al Testo Unico Accise, con l’introduzione di nuove disposizioni volte a contrastare la sottrazione all’accertamento e al pagamento dell’accisa sui tabacchi lavorati, prevedendo sanzioni penali e amministrative proporzionate alla gravità della violazione.

In conclusione, la riforma della normativa doganale rappresenta un importante passo avanti verso un sistema più efficiente, trasparente e aderente alle normative europee, promuovendo la legalità e contrastando le pratiche illecite nel campo del commercio internazionale.